Le varie tecniche di meditazione sono volte al raggiungimento di uno stato più elevato di coscienza in cui la mente è perfettamente calma e in cui il soggetto sperimenta un profondo stato di pace e benessere. Durante la meditazione Sahaja Yoga questa esperienza soggettiva è accompagnata da specifiche modificazioni fisiologiche che sono quantitativamente e qualitativamente differenti da quelle che si producono durante lo stato di sonno o di semplice rilassamento. L’effetto più rilevante è che viene ridotta l’attività del sistema nervoso simpatico (quello responsabile delle reazioni di “lotta o fuga”) e attivato invece il parasimpatico che induce rilassamento fisico e mentale e produce un rallentamento di tutti i processi metabolici.

Tradizionalmente lo scopo dello yoga è l’ascesa spirituale, tuttavia numerosi sono i benefici dal punto di vista della salute e del benessere psico-fisico. Anche nella medicina occidentale si sta  assistendo a una crescente attenzione alle tecniche di meditazione e in particolare a Sahaja Yoga. Si stanno moltiplicando nel mondo gli studi scientifici che indagano gli effetti della pratica regolare di questo metodo sul nostro organismo e sulla cura di varie patologie come l’ipertensione, la cefalea, la depressione o l’asma con risultati molto interessanti.

 

Effetti Fisiologici

Uno dei primi a indagare le modificazioni fisiologiche nel nostro organismo durante la meditazione Sahaja Yoga è stato il Prof. Rai del dipartimento di fisiologia dell’università di Delhi (1). In una serie di studi egli ha evidenziato una significativa riduzione dei parametri dello stress nei soggetti che praticavano regolarmente Sahaja Yoga rispetto ai controlli o ai soggetti che avevano appena iniziato a meditare. Questi parametri includevano la frequenza cardiaca e respiratoria, la pressione arteriosa, il metabolismo ossidativo, il livello di acido vanilmandelico nelle urine, e la resistenza elettrica cutanea. Tutti questi parametri, indicativi dell’attività del sistema nervoso simpatico, erano ridotti, suggerendo un ruolo importante di SY nella riduzione dello stress e delle patologie ad esso correlate.

blood pressure

Figura 1 - Riduzione della pressione arteriosa diastolica  durante la meditazione Sahaja Yoga a diversi intervalli di tempo rispetto ai controlli

 

respiratory rate

Figura 2 - Riduzione della frequenza respiratoria nei soggetti che praticano Sahaja Yoga rispetto ai controlli

 

Studi neurofisiologici (2) hanno evidenziato delle precise modificazioni anche a livello dell’attività elettrica cerebrale durante la meditazione. All’ elettroencefalogramma (EEG) dei soggetti che praticano da lungo tempo la meditazione si è osservato un aumento delle onde theta e alpha, in particolare nelle regioni frontali sinistre, in correlazione all’esperienza di silenzio interiore e di gioia riportate dalla persona. L’attività theta è inversamente correlata con l’attività mentale del soggetto e aumenta negli stati affettivi e di attenzione sostenuta. L’aumento delle onde alpha nelle stesse aree si associa con la riduzione delle sensazioni di ansia e con una riduzione dell’attività nelle zone che mediano l’attenzione verso l’esterno. E’ stato evidenziato inoltre un aumento delle connessioni tra la corteccia frontale e parietale e una riduzione dell’attività caotica cerebrale.  In sintesi quindi è emerso che nei soggetti che praticano la meditazione da lungo tempo, durante la meditazione stessa si ha un’attivazione dei circuiti che mediano i processi di attenzione rivolti verso l’interno e delle aree del cervello collegate alla percezione di sensazioni positive mentre si ha una riduzione dell’attività mentale inutile e dei circuiti che mediano i processi attentivi diretti verso l’esterno.

Esistono anche evidenze scientifiche (3) secondo cui durante la meditazione si ha un’attivazione del cervello limbico con un aumento della produzione di alcuni neuro-mediatori che sono in grado di evocare sensazioni positive. Ad esempio, è stato evidenziato un significativo aumento nel sangue del livello di beta-endorfine che sono oppioidi endogeni, sostanze in grado di produrre benessere e euforia e di ridurre il livello di percezione del dolore. Il cervello limbico è proprio l’area che secondo le teorie dello yoga corrisponde al Sahasrara, l’ultimo chakra o centro energetico, il quale una volta attivato, attraverso il risveglio dell’energia denominata in sanscrito Kundalini, consente di raggiungere lo stato di consapevolezza senza pensieri e di stabilire una connessione dell’individuo con l’Energia Onnipervadente.

In Australia è stato condotto uno studio (4) che ha evidenziato una significativa riduzione della temperatura cutanea delle mani durante la meditazione Sahaja Yoga  ed ha riscontrato che questa riduzione si correlava positivamente con l’esperienza di silenzio mentale riportata dal meditatore. Questo fenomeno, probabilmente associato all’attivazione di circuiti parasimpatico-limbici, spiega la sensazione soggettiva di brezza fresca sui palmi delle mani o sulla sommità del capo che si può percepire durante la meditazione SY. Nel gruppo di controllo che praticava altre tecniche di rilassamento si assisteva invece ad aumento della temperatura cutanea. Questo dato riconferma che le modificazioni neurofisiologiche rilevate e quindi i potenziali effetti benefici sulla salute sono associate specificamente all’esperienza di silenzio mentale di Sahaja Yoga e non sono collegati a un semplice stato di rilassamento come può essere indotto con altre tecniche.

skin temperature

Figura 3 - Variazione della temperatura cutanea a livello del palmo delle mani durante la pratica della meditazione Sahaja Yoga (rosso) e durante altre tecniche di rilassamento (verde)

 

Sahaja Yoga e la Cura delle Patologie

Uno dei campi in cui è stato maggiormente indagato l’effetto di varie tecniche di meditazione e rilassamento sulla salute è quello dei disturbi da stress.

Il Dr. Manocha ha condotto in Australia uno studio randomizzato controllato per valutare l’effetto della meditazione su stress lavorativoansia e umore depresso su un campione di 178 lavoratori (5).  Il campione è stato diviso in tre gruppi: il primo è stato sottoposto per otto settimane a un training di meditazione Sahaja Yoga e quindi con un approccio focalizzato sul silenzio mentale, un secondo gruppo è stato sottoposto per lo stesso periodo di tempo a un altro tipo di meditazione focalizzata sul rilassamento e un terzo gruppo non è stato sottoposto ad alcun intervento. Al termine delle otto settimane è stata evidenziata una significativa riduzione dei sintomi da stress lavorativo e di tipo depressivo nei soggetti che avevano praticato Sahaja Yoga rispetto a quelli che avevano praticato l’altro tipo di meditazione o a quelli che non erano stati sottoposti ad alcun intervento. Questo lavoro suggerisce le tecniche Sahaja Yoga come un sicuro e valido aiuto per controllare lo stress e migliorare la salute negli ambienti lavorativi. Esso risulta particolarmente interessante perché pone a confronto due diversi approcci alla meditazione e mette in risalto la maggior efficacia di quello centrato sull’esperienza di silenzio interiore rispetto ad altre tecniche più occidentali in cui viene privilegiato il rilassamento.

Risultati analogamente positivi sono stati evidenziati da un altro studio inglese riguardo al trattamento della depressione con la meditazione Sahaja Yoga rispetto a un approccio psicologico di tipo cognitivo-comportamentale (6).

Sorprendenti sono i risultati della pratica di questo tipo di meditazione sull’abuso di sostanze. Uno studio retrospettivo è stato condotto in Austria attraverso questionari somministrati a 501 soggetti che praticavano regolarmente Sahaja Yoga (7). Delle 268 persone che avevano fatto uso abituale di sostanze in passato (compreso fumo di sigaretta e alcolici) ben il 97% aveva cessato il consumo dopo l’inizio della pratica di Sahaja Yoga, per lo più nelle prime settimane.

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Figura 4 - Riduzione del consumo di sostanze da abuso dopo l’inizio della pratica di Sahaja Yoga

 

Le evidenze scientifiche più rilevanti riguardo i potenziali effetti terapeutici di Sahaja Yoga si trovano sulla cura dell’epilessia. Una serie di studi hanno evidenziato una riduzione fino all’86% della frequenza delle crisi convulsive dopo 6 mesi di pratica della meditazione Sahaja Yoga mentre nessuna riduzione significativa era stata riscontrata con altri tipi di meditazione o nei soggetti che non avevano fatto alcun trattamento (8).

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Figura 5 - Sahaja Yoga nel trattamento dell'epilessia

 

Il metodo Sahaja Yoga si è dimostrato efficace nel trattamento della sindrome da iperattività (ADHD) (9). Questa sindrome che colpisce i bambini determina deficit dell’attenzione, iperattività e comportamenti impulsivi e spesso necessita un trattamento con farmaci stimolanti che non sono scevri da effetti collaterali e di cui non si conoscono con certezza gli effetti a lungo termine. E’ stato condotto uno studio in cui 26 bambini sono stati trattati per 6 settimane con la meditazione SY oltre al loro usuale trattamento. In questi soggetti, rispetto al gruppo di controllo che non aveva praticato la meditazione, si è evidenziata una riduzione significativa dell’ iperattività, dei comportamenti impulsivi e della disattenzione con un conseguente miglioramento della relazione con i genitori e dell’autostima dei bambini.

Sulla prestigiosa rivista scientifica Thorax è stato pubblicato un’altra ricerca condotta in Australia sul possibile ruolo della meditazione Sahaja nella cura dell’asma (10). Questo studio è stato condotto su un campione di soggetti affetti da asma che continuavano a essere sintomatici nonostante la terapia cronica con steroidi inalatori a dosi medio-alte. In aggiunta alla terapia farmacologica specifica già in atto,un gruppo di questi è stato sottoposto per 4 mesi a un training di Sahaja Yoga di due ore alla settimana, mentre un altro gruppo di controllo è stato sottoposto ad altre tecniche di rilassamento per lo stesso periodo di tempo. Alla fine del periodo di osservazione si è osservato un miglioramento statisticamente significativo nei soggetti che avevano praticato SY rispetto agli altri, sia per quanto riguarda l’iper-responsività bronchiale che per quanto riguarda la qualità della vita e il tono dell’umore.

Un piccolo studio è stato condotto sempre in Australia per valutare il possibile ruolo di Sahaja Yoga per la cura dei disturbi legati alla menopausa quali le vampate di calore. I miglioramenti riportati sono risultati paragonabili a quelli attesi per la terapia ormonale sostitutiva e quindi pur essendo stato svolto su un numero molto limitato di donne questo lavoro suggerisce che Sahaja Yoga potrebbe rappresentare una valida alternativa per le donne che non vogliono, o per varie controindicazioni non possono, assumere terapia ormonale per alleviare i propri disturbi.

Per approfondire le tematiche sulla ricerca medica e Sahaja Yoga vi suggeriamo di consultare i seguenti siti:

www.sahajahealthcentre.com/research.html   

www.researchingmeditation.org

www.meditationresearch.co.uk

Alcuni libri pubblicati in italiano sull'argomento:

  • Dr. José Suero Palancar: “Autoguarigione con Sahaja Yoga”. Ed. La Culturadella Madre*
  • Prof. Umesh C. Rai: “Scienza Medica Illuminata”. Ed Vishwa Nirmala Dharma

 

* Disponibile a Udine presso la libreria Moderna.

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(1)  Rai, U.C., Seti, S., Singh, S.H., 1988. Some effects of Sahaja Yoga and its role in the prevention of stress disorders. Journal of International Medical Sciences 2 (1):19-23.

(2)  Aftanas LI, Golocheikine SA. (2001): Human anterior and frontal midline theta and lower alpha reflect emotionally positive state and internalized attention: high-resolution EEG investigation of meditation. Neuroscience Letters 310(1):57-60.

Aftanas LI, Golocheikine SA. (2002): Non-linear dynamic complexity of teh human EEG during meditation. Neuroscience Letters 330: 143-146.

Aftanas LI, Golosheikin S.A. (2003): Changes in cortical activity in altered states of consciousness: the study of meditation by high-resolution EEG. Human Physiology29(2):143-

(3)  Mishra R, Barlas C, Barone D. (1993): Plasma beta endorphin levels in humans: effect of Sahaja Yoga. Paper presented at the "Medical Aspects of Sahaja Yoga", Medical conference, held inNew DelhiIndia, 1993.

(4) Manocha R, Black D, Ryan J, Stough C, Spiro (2010): “Physiological corollary”,Journal of the International Society of Life Sciences, vol.28, no. 1.

(5)  Manocha R, Black D, Sarris J, Stough C: a Randomized, Controlled Trial of Meditation for work stress, anxiety and depressed mood in full-time workers. Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine. Vol 2011.

(6)  Morgan A. (2001): Sahaja Yoga: An ancient path to modern mental health?Transpersonal Psychology. Transpersonal Psychology Review 4:41-49. 

(7) Hackl, W.  The effect of Sahaja Yoga on drug consumption. Die Auswirkungen von Sahaja Yoga auf das Drogenkonsumverhalten. Doctoral thesis submitted to the University inVienna, 1995.

(8) Gupta H, Dudani U, Singh SH, Surange SG, Selvamurthy W. (1991): Sahaja Yoga in the management of intractable epileptics. Journal of Association of Physicians of India39(8):649.

Panjwani U, Gupta H, Singh SH, Selvamurthy W, Rai UC. (1995): Effect of Sahaja Yoga practice on stress management in patients of epilepsy. Indian Journal of Physiology and Pharmacology 39:111-116.

Panjwani U, Selvamurthy W, Singh SH, Gupta HL, Mukhopadhyay S, Thakur L. (2000): Effect of Sahaja yoga meditation on Auditory Evoked Potentials (AEP) and Visual Contrast Sensitivity (VCS) in epileptics. Applied Psychophysiology and Biofeedback25(1):1-12.

Panjwani U, Selvamurthy W, Singh SH, Gupta HL, Thakur L, Rai UC. (1996): Effect of Sahaja yoga practice on seizure control and EEG changes in patients of epilepsy. Indian Journal of Medical Research 103:165-172.

Yardi N. (2001): Yoga for control of epilepsy. Seizure-European Journal of Epilepsy10(1):7-12.

(9) Harrison, L., Rubia, K., Manocha, R. (2003) Sahaja Yoga Meditation as a Family Treatment Program for Attention Deficit Hyperactivity Disorder Children. Clinical Child Psychology and Psychiatry, 9 (4), 479-497.

(10) Manocha R, Marks G B, Kenchington P, Peters D, Salome C M: Sahaja yoga in the management of moderate to severe asthma: a randimized controlled trial. Thorax 2002; 57:110-115.